Fenomenologia (in sociologia)
The Encyclopedia of Sociology, la fenomenologia è "un metodo filosofico che si sviluppa dall'individuo e dalla sua esperienza cosciente e che cerca di evitare assunti aprioristici, pregiudizi e dogmi.
La "Fenomenologia esamina i fenomeni nella maniera in cui gli attori li percepiscono nella loro immediatezza".
In altre parole, la fenomenologia è un approccio che considera i fenomeni della vita quotidiana (il fenomeno è ciò che appare e non ciò che è) come non scontati, interrogandosi sul modo con cui si guarda e si è nel mondo.
L'approccio caratteristico dello studioso è quindi quello dello straniero, come spiegò brillantemente nel suo saggio Alfred Schutz, ossia quello di chi vede le situazioni sociali dall'esterno, come fosse la prima volta.
La proposizione principale della fenomenologia, infatti, consiste nel sostenere che la realtà quotidiana è costruita socialmente a partire da una conoscenza pratica accumulata, condivisa e data per scontata da una collettività. Il punto di interesse, allora, è vedere come gli attori definiscono le situazioni, il mondo così come appare a loro, cercando di "mettere tra parentesi" proprio quelle nozioni culturali a partire dalle quali gli attori interpretano la realtà stessa.
http://www.iep.utm.edu/phenom/
The Encyclopedia of Sociology, la fenomenologia è "un metodo filosofico che si sviluppa dall'individuo e dalla sua esperienza cosciente e che cerca di evitare assunti aprioristici, pregiudizi e dogmi.
La "Fenomenologia esamina i fenomeni nella maniera in cui gli attori li percepiscono nella loro immediatezza".
In altre parole, la fenomenologia è un approccio che considera i fenomeni della vita quotidiana (il fenomeno è ciò che appare e non ciò che è) come non scontati, interrogandosi sul modo con cui si guarda e si è nel mondo.
L'approccio caratteristico dello studioso è quindi quello dello straniero, come spiegò brillantemente nel suo saggio Alfred Schutz, ossia quello di chi vede le situazioni sociali dall'esterno, come fosse la prima volta.
La proposizione principale della fenomenologia, infatti, consiste nel sostenere che la realtà quotidiana è costruita socialmente a partire da una conoscenza pratica accumulata, condivisa e data per scontata da una collettività. Il punto di interesse, allora, è vedere come gli attori definiscono le situazioni, il mondo così come appare a loro, cercando di "mettere tra parentesi" proprio quelle nozioni culturali a partire dalle quali gli attori interpretano la realtà stessa.
http://www.iep.utm.edu/phenom/
FENOMENOLOGIA
(Capitolo 16)
La filosofia fenomenologica rappresenta una delle molteplici manifestazioni della crisi dell’ottimismo epistemologico del positivismo e della società nell’Europa centrale tra la fine del IXX e i primi decenni del XX secolo.
Ma la sua rilevanza sociologica si è fatta evidente solo più di recente, conseguentemente al declino dello strutturalfunzionalismo, da una parte e delle interpretazioni marxiste, dall’altra.
Il fondatore della fenomenologia è Edmun Husserl (1859-1938) ed è ricordato per la sua importantissima opera La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale, la cui prima parte è stata pubblicata nel 1936.
In quest’opera Husserl contrappone alla scienza, così come essa era venuta a configurarsi nella società occidentale moderna, il “mondo della vita”.
A parere di Husserl, la scienza attinge necessariamente al “prescientifico mondo della vita” e sorge da esso. Se il mondo della vita, dell’intuizione e dei problemi pratici, è prescientifico nel senso che precede logicamente la scienza, ne consegue che è necessario spiegare la scienza stessa facendola risalire ai problemi pratici del mondo della vita, mentre non è coretto l’atteggiamento opposto, che tende a spiegare il mondo della vita con gli strumenti offerti dalla scienza. Nel mondo moderno, invece, c’è la tendenza a spiegare il mondo della vita attraverso le categorie della scienza: essa, in realtà non può spiegare nulla, non può assegnare alcun senso alla vita dell’uomo che rimane dunque priva di significato e di finalità senza un riferimento al prescientifico mondo della vita.
Per Husser, il mondo della vita è il mondo delle certezze familiari, che sono state collaudate e che sono ritenute incondizionatamente valide nella vita umana, prima di qualsiasi esigenza di una fondazione scientifica.
Appartengono al mondo della vita le associazioni, i gruppi e le formazioni culturali che forniscono motivazioni ai comportamenti personali.
Le affermazioni di Husserl hanno intento critico non tanto nei confronti della scienza in generale quanto della “pretesa positivistica” delle scienze europee di porsi come guida agli uomini, che così vengono reificati. E non si tratta di una critica politica (come è per gli esponenti della Scuola di Francoforte che pure hanno avuto influenza su di lui) perchè Husserl critica la scienza non in quanto sottomessa agli interessi della classe dominante ma solo in quanto realizzata e percepita in autonomia rispetto alle esigenze della “vita”.
Tali idee non sono state sviluppate sociologicemente da Husserl e sono state riprese in seguito in questo ambito.
Dato che vi è un nesso tra mondo della vita e mondo storico-sociale, e poichè quest’ultimo si presenta in configurazioni sempre diverse, questa idea può condurre a conclusioni sociologiche relativistiche.
L’idea di Husserl non è nuova perchè già Max Scheler, diversi anni prima, aveva sostenuto che era errato cercare una unica concezione del mondo naturale ed in quanto tale propria di tutti gli uomini e presente in tutte le società. Esiste invece una pluralità di concezioni del mondo che egli chiama “concezioni del mondo relativamente naturali” nel senso che le divergenti concezioni sono tutte ugualmente umane e ugualmente naturali. Queste varie concezioni del mondo, però, attingono tutte ad un originario “regno ontico delle idee”, a un mondo di “essenze” che non si rivela mai allo stato puro.
Scheler distingue tra “fattori ideali” e “fattori reali”. I fattori reali (istinti biologici, interessi economici, fattori razziali, ecc.) non possono in alcun modo creare i fattori ideali (mondo della cultura) ma questi ultimi si possono realizzare soltanto attraverso la forza dei fattori reali.
L’errore di ogni forma di materialismo sta nel credere che il mondo delle idee possa essere direttamente creato dal mondo dei fattori reali mentre l’aspetto di verità presente sempre nel materialismo sta nel comprendere come le essenze si attuino stoicamente e socialmente attraverso condizionamenti materiali. La religione si attua nella realtà storico-sociale anche attraverso condizionamenti di ordine economico e di potere ma la sua essenza non può in alcun modo essere ridotta per questo a fattore materiale: E’ compito della sociologia della conoscenza studiare questi condizionamenti.
Schutz: considerazioni generali
Il problema del mondo della vita di Husserl e delle concezioni relativamente naturali di Scheler, è ripreso da Alfred Schutz (1899-1959). Anche se il suo maestro riconosciuto rimane sempre Husserl, Schutz ha subito notevoli influenze tanto dagli ambienti filosofici e sociologici che egli aveva avuto modo di frequentare a Vienna, nei quali dominava la polemica sulla metodologia delle scienze storico-sociali sviluppata da Max Weber, quanto del pragmatismo, dell’interazionismo simbolico di Mead e, in generale, del diverso taglio proprio della sociologia nordamericana che aveva avuto modo di conoscere dopo aver abbandonato l’Austria in seguito alle persecuzioni naziste. Così, mentre la sua opera La struttura significativa del mondo sociale (1932) è legata alla filosofia e alla sociologia dell’Europa centrale, i posteriori Saggi sociologici sono più aperti a nuove problematiche.
Schutz sostiene che nella conoscenza, in termini di senso comune, noi diamo per scontato che esistono oggetti e fatti singoli, isolati, indipendenti da ogni elaborazione soggettiva. Tutto ciò è inesatto perchè per cogliere un fatto, è necessario una selezione tra un’infinità di altri fatti: “tutti i fatti sono fin dall’inizio selezionati da un contesto universale dalle attività della nostra mente. Noi non cogliamo la realtà nella sua totalità ma cogliamo, di volta in volta, solo certi aspetti di essa”.
Notiamo la perfetta coincidenza tra queste idee e quelle di Weber, cui Schutz si riporta moltissimo. Questa necessità di selezionare per conoscere messa in luce da entrambi gli autori è momento necessario di ogni forma di conoscenza, compresa quella scientifica. E Schutz, rifacendosi ora direttamente al suo maestro Husserl, afferma che la conoscenza scientifica si rifà alla conoscenza nella vita quotidiana e la presuppone. La scienza, cioè, è resa possibile dal fatto che le pre-esiste un mondo di significati i quali costituiscono il nostro mondo della vita ed è così tanto per le scienze fisiche quanto per quelle sociali.
Fra questi due tipi di scienza, però, vi è una notevole differenza: le scienze fisiche hanno a che fare con una realtà che non attribuisce alcun significato a se stessa ed è lo scienziato a creare i suoi costrutti in base ai suoi interessi scientifici; il mondo della vita quotidiana cui lo scienziato sociale deve far riferimento, invece, è una realtà già costruita dai soggetti che la vivono, essi hanno preselezionato e preinterpretato tale mondo attraverso una serie di costrutti in termini di senso comune della realtà della vita quotidiana e sono tali oggetti di pensiero ad aiutarli a trovare le loro posizioni all’interno del loro ambiente naturale e socio-culturale e a giungere a patti con esso. Di conseguenza, i costrutti delle scienze sociali sono costrutti di secondo grado o “costrutti di costrutti”.
Schutz cerca di spiegare come si sviluppa la conoscenza in termini di senso comune, così come ha luogo nella vita quotidiana. L’individuo dalla nascita si trova inserito in un mondo intersoggettivo, già organizzato, dotato di significati prestabiliti che definiscono e limitano la realtà, che precostituiscono le nostre esperienze fornendoci un insieme di conoscenze a disposizione le quali ci servono di orientamento nell’azione. Questa è la struttura significativa della vita quotidiana. Noi viviamo in un mondo ordinato di oggetti definiti, di persone, che consideriamo come realtà a sè stanti, da noi indipendenti, come realtà indiscusse e indiscutibili. Tuttavia, questi oggetti, le persone con la quali si interagisce, risultano percepibili solo sulla base di precedenti elaborazioni concettuali, formazioni di categorie tipiche, “tipificazioni” o “tipizzazioni”: viviamo in un mondo di oggetti tipificati e solo sulla base di queste tipificazioni è possibile la nostra esperienza degli oggetti e delle persone sia nella loro tipicità, sia nella loro unicità, che può esistere solamente in relazione con la tipicità. Queste tipificazioni sono di origine sociale, ci sono state tramandate e la tipificazione fondamentale, quella che rende possibili le altre, è ovviamente il linguaggio.
Dunque, l’atteggiamento naturale che ci appare come realtà oggettiva, risulta invece essere una struttura significativa, un insieme di significati correlati e tipificati. Coloro che appartengono a uno stesso contesto socio-culturale compongono un gruppo il quale dispone di un insieme di esperienze comuni che gli è stato tramandato e che costituisce la realtà della sua vita quotidiana. Noi ci aspettiamo che tutti coloro che appartengono a questo nostro gruppo, condividano con noi le medesime prospettive; si tratta però di un tutti relativo in quanto in realtà ciascun individuo ha una propria biografia, ha conoscenze più profonde in alcuni settori piuttosto che in altri rispetto alla struttura significatica che costituisce il comune mondo della vita quotidiana. In questo senso si dice che la conoscenza è socialmente distribuita.
A Schutz interessano in particolare le tipificazioni relative agli individui di cui facciamo esperienza, tipificazioni tanto più anonime quanto più il rapporto è impersonale (es. il postino). Anche in casi in cui il rapporto è più intimo è pur sempre necessario che io progetti la mia azione in modo tipico affinchè l’altro possa comprendere il mio agire e reagire in qual modo tipico che mi attendo da lui. Questa azione tipica e questa reazione tipica costituiscono già il tipo personale ed esso può essere costruito in base alla reciprocità dei motivi, il che implica che la comprensione dei motivi dell’altro è a fondamento della vita quotidiana di interrelazione. Ovviamente la comprensione reciproca rimane sempre una possibilità ma una possibilità che tanto più è facile che si realizzi quanto più le azioni delle parti sono azioni tipiche.
Nella vita quotidiana la possibilità della reciproca comprensione è data per scontata ma Schutz, analizzando la relazione sociale, mette in evidenza alcuni punti importanti.
Innanzitutto Schutz ci fa notare come Weber, con la medesima espressione di “relazione sociale” ha identificato situazioni diverse: si ha relazione sociale quando chi agisce orientandosi verso l’altro pensa che quest’ultimo a sua volta orienti il suo agire verso di lui (è questa una esperienza diretta attraverso il mio continuo percepire in me modificazioni che si creano tramite gli atteggiamenti dell’altro nei miei confronti e viceversa: si tratta del costituirsi del “noi”, del confluire delle due coscienze in un unico presente); si ha ugualmente relazione sociale anche nel caso che si dà quando un osservatore reputa vi sia o vi sia stato un tale orientamento reciproco. Secondo Schutz, la forma di relazione sociale che sta alla base di ogni altra e della stessa struttura del mondo sociale è quella che egli chiama relazione sociale ambientale ed è caratterizzata dal fatto che gli interlocutori condividono lo stesso ambiente spazio-temporale, si trovano l’uno dinanzi all’altro e in questa situazione vivono contemporaneamente l’uno i significati dell’altra in un unico flusso di coscienza, creando insieme un noi come qualcosa di specifico sial dall’io che dal tu. Secondo Schutz, invece la posizione dell’osservatore (che è colui che ha possibilità di osservazione diretta) è diversa perchè anche se condivide lo stesso contesto spazio-temporale, la sua osservazione è unilaterale perchè non è fondata su quella reciprocità degli atteggiamenti che sola costituisce il noi. Egli gli deve comunque risalire, sulla base dei frammenti di azione che osserva, sulla base di ipotesi, ai motivi degli attori. La possibilità che egli comprenda è tanto più probabile quanto più l’azione osservata ricade entro una tipificazione anonima mentre tali probabilità diminuiscono quanto più estranea gli è la situazione osservata.
Anche l’esperienza diretta dell’altro nella relazione ambientale può variare di grado di intimità: il noi può infatti coinvolgere aspetti profondi della personalità oppure questioni molto specifiche e contingenti. Il tutto, però, si svolge sempre in uno schema di significati precostituiti (tipizzazione). Ciò consente, a parere di Schutz, il passaggio dalla relazione ambientale al mondo sociale dei contemporanei, di coloro che vivono nel mio stesso mondo temporale ma con i quali non sono in rapporto diretto.
Naturalmente, più ci si allontana dal rapporto diretto e costitutivo del noi più ci si allontana anche dal senso soggettivo dell’agire ma, mentre nel tipo ideale personale si cerca di risalire dal senso oggettivo dell’agire al suo senso soggettivo (si cercano cioè le stesse motivazioni dell’agire) tanto più questo tipo ideale si fa anonimo il senso soggettivo scompare e rimane solo il nesso di senso oggettivo.
Passando dal mondo dei contemporanei al mondo dei predecessori, Schutz afferma che di tale mondo una comprensione è possibile solo per tipificazioni, necessariamente più approssimativi rispetto a quelli relativi al mondo contemporaneo: non si può assumere un atteggiamento efficace rispetto al mondo dei predecessori in quanto su di essi non si può intervenire per modificare le loro azioni.
Quanto al mondo dei successori esso è il mondo dell’indeterminato e dell’indeterminabile perchè quanto il mondo futuro è lontano dal nostro tanto più difficile è la possibilità di una comprensione fondata su tipi ideali.
Queste considerazioni sono importanti perchè servono a Schutz per poter sostenere che è erronea qualsiasi credenza in una legge storica sovratemporale che sia in grado non solo di spiegare passato e presente ma anche di profetizzare il futuro. Il futuro è un mondo completamente libero e può essere solo anticipato in rappresentazioni vuote. In questa nuova formulazione (e solo implicitamente) è ripresa la polemica di Weber sia contro il positivismo sia contro il materialismo storico.
E’ chiaro che Schutz riprende l’idea weberiana di “tipo ideale” chiarendo come avviene la costruzione dei “tipi” e come la conoscenza sia possibile solo attraverso la tipificazione. Di conseguenza, per Schutz, la tipificazione non è solo un procedimento specifico della conoscenza sociologica ma il procedimento generale del conoscere. A proposito dell’influenza di Husserl su Schutz, abbiamo già ricordato che secondo questo autore le scienze attingono, per arrivare ai loro costrutti, al preesistente mondo della vita quotidiana e come, però, il discorso sia diversa per le scienze fisiche e per le scienze sociali in quanto le scienze fisiche hanno a che fare con una realtà che non attribuisce alcun significato a se stessa ed è lo scienziato a creare i suoi costrutti in base ai suoi interessi scientifici; il mondo della vita quotidiana cui lo scienziato sociale deve far riferimento, invece, è una realtà già costruita dai soggetti che la vivono, essi hanno preselezionato e preinterpretato tale mondo attraverso una serie di costrutti in termini di senso comune della realtà della vita quotidiana e sono tali oggetti di pensiero ad aiutarli a trovare le loro posizioni all’interno del loro ambiente naturale e socio-culturale e a giungere a patti con esso. Di conseguenza, i costrutti delle scienze sociali sono costrutti di secondo grado o “costrutti di costrutti”.
Lo scienziato sociale non può identificarsi con il comune osservatore nella vita quotidiana: il suo compito è quello di costruire modelli tipici di azione e tipi personali che non hanno nulla di imprevedibile essendo elaborati esclusivamente ai fini della ricerca con finalità tipiche, motivi causali tipici, conoscenze tipiche. Schutz chiama questi modelli homuncoli proprio per mettere in rilievo il loro carattere di modello elaborato per scopi euristici, quindi il loro carattere fittizio. Tuttavia, in questa sua costruzione di tipi, lo scienziato sociale non può fare a meno di risalire anch’egli al significato soggettivo che l’attore attribuisce alla sua azione. Una volta che Schutz ha stabilito che i motivi dell’azione, in quanto tipici e riportabili a un progetto comprensibile anche da parte dell’osservatore esterno, sono intersoggettivi e comunicabili, cade la critica dei comportamentisti e dei positivisti logici secondo i quali il significato soggettivo in quanto tale non può essere a fondamento della ricerca scientifica che è necessariamente oggettiva.
Schutz afferma che la garanzia di oggettività delle scienze sociali è data dai tre postulati per la costruzione di modelli scientifici nel mondo sociale:
a)della coerenza logica: lo schema concettuale del discorso scientifico deve essere costruito con la massima chiarezza e distinzione dei concetti e in osservanza dei principi della logica formale, del principio di non contraddizione;
b)della interpretazione soggettiva: per spiegare i fatti osservati lo scienziato sociale deve costruire menti individuali con motivi tipici che si trovino in una relazione comprensibile con tali fatti;
c)dell’adeguatezza: vi deve essere coerenza tra i costrutti di primo grado nella vita quotidiana e i costrutti di secondo grado della scienza sociale.
Ciò che rende possibile per la scienza sociale riferirsi comunque agli eventi del mondo della vita è il fatto che l’interpretazione di ogni atto umano da parte dello scienziato sociale deve essere uguale a quella dello stesso attore e del suo interlocutore. Il tipo ideale dell’azione sociale deve esser costuito in modo tale che l’attore nel mondo della vita seguirebbe l’atto tipificato se avesse una conoscenza scientifica chiara e distinta di tutti gli elementi rilevanti per la sua scelta e una costante tendenza a scegliere i mezzi più appropriati per la realizzazione del fine più appropriato. Inoltre, le azioni che si hanno nella vita quotidiana devono esser considerate come deviazioni rispetto al modello costruito razionalmente.
Le province finite di significato
Alla base del pensiero di Schutz c’è il problema della “struttura significativa della vita quotidiana”: ora, poichè i significati attribuiti alla vita quotidiana cambiano da un contesto socio-culturale all’altro, egli riconosce la pluralità dei mondi sociali ed aggiunge che l’interpretazione della realtà, la sua continua elaborazione in modi diversi, sia un principio attivo anche in ogni momento delle nostre vite individuali. Noi possiamo guardare alla realtà da una pluralità di punti di vista differenti a seconda dei particolari interessi che abbiamo in determinati momenti per essa. A questo proposito Schutz conia la definizione di “province finite di significato” e, in merito a ciò, si riporta ad Husserl, James e Bergson. In particolare, secondo James, reale è tutto ciò che si trova in rapporto con la nostra vita attiva ed emotiva per cui il principio della realtà è chiaramente soggettivo. E’ reale tutto ciò di cui noi facciamo esperienza e noi lo accettiamo come tale finchè non è contraddetto da altre esperienze. James distingue così dei “sottouniversi” quali il mondo del senso e delle cose fisiche (che è la realtà per eccellenza), il mondo delle relazioni ideali, il mondo della scienza, ecc. Schutz preferisce parlare di “province finite di significato” per mettere in evidenza che la struttura ontologica degli oggetti non cambia ma cambia il significato a essi attribuito.
Nella realtà del mondo della vita quotidiana, Schutz vi considera inglobato anche il mondo dell’attività lavorativa: è la realtà preminente che condiziona tutte le altre. Esso è un mondo intersoggettivo, che esisteva prima di noi, e che offre un’interpretazione della realtà che costituisce un insieme di esperienze a nostra disposizione. Questo mondo è dato per scontato e non viene messo in discussione a meno che non intervengano fatti particolari a far venir meno le certezze della vita quotidiana in base alle quali noi agiamo.
Della realtà degli oggetti e degli altri ci interessano solo i tratti tipificati e anche la scienza procede, necessariamente, per tipificazioni, trascurando ogni aspetto della realtà che non vi rientri.
Sia nel caso dell’individuo che nel caso dello scienziato, si ha la trasformazione di un mondo incontrollabile e inintelligibile in una organizzazione che può essere compresa e pertanto dominata e nel cui ambito diventa possibile la previsione. Secondo Schutz è questo il processo definito da Weber con il termine “razionalizzazione”.
Schutz tenta un parziale elenco delle altre province: il mondo dei sogni, dell’immaginario, dell’arte, dell’esperienza religiosa, ecc.
Il passaggio da una provincia all’altra dipende da una “modificazione attenzionale”, da un cambiamento nel grado di attenzione alla vita, spiegato in termini di spontaneità.